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Quanto traffico stiamo perdendo a causa del nuovo aggiornamento del motore di ricerca di Google? Da quando è arrivato l’algoritmo mobile-friendly, praticamente ogni responsabile SEO ha sentito questa domanda. Il Mobilegeddon ha trascinato tutti in quella che è stata definita SEO-pocalypse.

Tutto questo clamore dimostra che la SEO non è per niente morta, come pure molti si ostinano ad affermare. Semplicemente, sta cambiando pelle spingendo le aziende a focalizzare gli sforzi sull’ottimizzazione mobile. La mobile SEO, infatti, è ormai fondamentale per migliorare la customer experience.

Facciamo un passo indietro: l’aggiornamento denominato mobile-friendly è stato rilasciato lo scorso 21 aprile. I primi risultati concreti si stanno vedendo solo ora ma il panico è stato immediato. Eppure tutti sapevamo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi.

L’attenzione di Google per le ricerche da dispositivi mobile non è altro che il riflesso concreto di un mutamento epocale, che coinvolge tecnologia e società. La trasformazione digitale è prima di tutto una trasformazione mobile.

Ogni update di Google è frutto di una duplice premessa:

  • Lo scopo ultimo di un motore di ricerca è offrire il miglior contenuto relativo a una parola chiave, per consentire agli utenti di prendere decisioni consapevoli.

  • L’aggiornamento del motore di ricerca comporta inevitabili cambiamenti nella costruzione della digital customer experience da parte dei brand.

Da questo punto di vista, il mobile-friendly update spariglia le carte in tavola, rivoluzionando la connessione tra aziende e clienti come nessun altro prima. Anno dopo anno, le persone si affidano sempre più allo smartphone, qualsiasi cosa debbano fare e qualsiasi decisione debbano prendere.

Le lunghe sessioni di ricerca davanti a un computer sono sempre più rare, ora che abbiamo il mondo intero - e con esso le risposte ai nostri problemi - nel palmo di una mano. I device mobile stanno destrutturando la quotidianità, frammentando il tempo in una sequenza di istanti che Google ha chiamato Micro Momenti, brevi sessioni guidate da uno scopo preciso.

Si tratta di un cambiamento antropologico: la prima cosa che facciamo, quando abbiamo bisogno di informazioni, è prendere lo smartphone. Oltre il 60% delle ricerche effettuate su Google arriva ormai da mobile, e l’80% degli utenti ammette che lo smartphone è il punto di accesso privilegiato ad Internet (un trend che condiziona soprattutto i business locali).

Per chi si occupa di marketing, la crescita esponenziale delle ricerche mobile presenta una sfida senza precedenti: la necessità di costruire una presenza armonica e ottimizzata su tutti i canali digitali, con lo scopo di aumentare engagement e conversioni.

Lo smartwatch e la tecnologia indossabile non fanno altro che accelerare questo trend evolutivo, obbligando tutti i brand (anche i retailer più tradizionalisti) a rinnovare la propria identità nel nome dell’ottimizzazione mobile.

Messa in questi termini, l’algoritmo di Google diventa lo specchio di quanto accade già sotto i nostri occhi: la rivoluzione del modo in cui le persone decidono come, cosa e dove comprare.

Lo sappiamo già, i clienti oggi non hanno alcuna voglia di perdersi in esperienze problematiche o poco intuitive. Di conseguenza, abbandonano senza remore i brand che non sono in grado di offrire il meglio, fin da ora.

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La posta in gioco è chiara: se non sei presente quando gli utenti hanno bisogno di te, allora è come se non esistessi affatto. Se non compari nelle prime pagine quando effettuano ricerche utilizzando le ‘tue’ parole chiave, allora hai un grosso problema.

Una effettiva trasformazione mobile si ottiene solo attraverso la costante ottimizzazione, premessa necessaria per una customer experience unica e coinvolgente.

Quando tutti i tuoi competitor lavorano per migliorare la loro presenza digitale e tu non riesci a tenere il passo, sarà la tua performance a risentirne. Con un impatto devastante su tutto ciò che conta davvero: traffico, conversioni, profitti.

Pensi ancora che la SEO sia morta?

Quel che sorprende davvero è quante aziende, nonostante la paranoia, debbano ancora iniziare a ottimizzare. Confortate, forse, dallo scarso effetto riscontrato finora nelle SERP. Ma il fatto che non sia avvenuto un crollo improvviso non significa affatto che siano riuscite a sopravvivere all’onda lunga del Mobilegeddon.

Su questo punto bisogna essere chiari: il nuovo algoritmo non è un aggiornamento come tanti; somiglia più a una rivoluzione copernicana, destinata a riscrivere (per sempre?) le regole del motore di ricerca.

Fare di tutto per evitare di sparire; questo dovrebbe essere il bisogno primario di ogni azienda. Come farlo, questo è già più complesso visto che la SEO è una scienza non esatta che ancora nasconde lati oscuri.

Il primo cambiamento è di tipo metodologico: smetti di pensare alla SEO come a un semplice aspetto tecnico del business e incorpora l’ottimizzazione nella tua strategia di digital marketing. Solo allora sarai pronto a compiere i 3 passi per migliorare la tua customer experience.

CONCENTRATI SUL CLIENTE

Ottimizzazione mobile non vuol dire soltanto sito responsivo. Quando progetti la strategia SEO On-Page, la priorità dovrebbe essere quella di offrire un’esperienza appagante a tutti gli utenti, non solo quelli che utilizzano lo smartphone più potente sul mercato e connessioni ultra-veloci. Il segreto è combinare qualità e performance, per costruire un viaggio di marca fruibile da tutti, su ogni device e in ogni condizione.

PROGETTA L’ESPERIENZA

Un sito curato rappresenta solo un pezzo del puzzle che racchiude la tua essenza digitale. A questi devi aggiungere (e ottimizzare) i profili sui social media, l’app mobile, le attività di direct marketing, l’eventuale negozio di e-commerce. Tutti questi elementi contribuiscono a definire il successo di un brand. Anche perché, sempre più spesso, il punto di partenza della customer experience non è affatto il sito ufficiale.

CURA LE RICERCHE LOCALI

Quando lavori sulla strategia mobile, il motto deve essere “pensa globale, agisci in locale”. I brand con forte presenza territoriale sono, infatti, i più colpiti dall’update mobile-friendly, insieme ai brand retail. Gli studi hanno dimostrato che il 56% del totale delle ricerche da mobile riguarda business locali, e il 78% di queste si converte poi in un acquisto. Parti da qui per arricchire la tua strategia di proximity marketing.

Vogliamo chiudere con una doverosa precisazione: ottimizzare per i motori di ricerca non significa - come molti ancora credono - cercare scorciatorie pericolose per ingannare una macchina; significa, al contrario, impegnarsi a fondo per offrire la migliore esperienza possibile alle persone.

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